Avete mai avuto o provato la sensazione di aver fatto un allenamento sbagliato, che non era da fare o da fare in modo diverso?

Quando sbagli l’allenamento e lo paghi!

Eh si, diciamolo, quante volte abbiamo pensato: “cavolo, ma perché ho fatto un allenamento così pesante?” oppure: “perché ho fatto una distanza così lunga?”

Ecco, questo è quello che è successo a me una domenica.

L’allenamento lungo della domenica

E’ una domenica di primavera più fresca della media, con nuvole che vanno e vengono e io aspetto che sia mezzogiorno, per uscire con l’aria più calda.

Ho la fortuna di abitare in una location speciale: il lago di Garda. Quindi la prima difficile ? decisione da prendere è: correre in piano sul lungolago? Oppure fare il percorso un po’ più selvaggio sempre lungo lago ma in direzione opposta? Oppure, ancora, fare l’anello salendo sopra la gardesana e ridiscendere tornando per il lungo lago?

Ovviamente, essendo domenica, l’allenamento DEVE essere lungo… con “lungo” intendo una distanza relativa ai tipi di gare che ciascuno di noi si prefigge, per me il lungo è di 14-15 km.

Su un percorso impegnativo

Non amo correre su percorsi a bastone (andata e ritorno sullo stesso percorso) quindi decido per il mio anello Lazise-Bardolino-Lazise con andata passando sopra la gardesana lungo un percorso leggermente saliscendi e ritorno in piano sul lungolago.

Il percorso lo conosco bene, l’ho già fatto almeno quattro volte, quando preparavo la “mezza”. Sono in tutto 14 km, direi che il mio lungo domenicale è a posto.

La prima metà, in saliscendi, scorre bene ma appena sono sul piano del lungo lago comincio a sentire i muscoli delle gambe molto stanchi.

Chiudo l’allenamento comunque bene, sono contenta e soddisfatta di me, ma…

Un allenamento sbagliato e controproducente

C’è un ma grosso come una casa.

Alla sera ho le gambe molto indolenzite. Nonostante calze compressive per il recupero e rullo, i miei polpacci sono durissimi.

Il giorno dopo nuoto, quindi le gambe riposano. Ma i polpacci sono ancora doloranti.

Faccio stretching.

Dopo due giorno ancora corsa con allenamento HIIT. Qui si che i polpacci si fanno sentire!

Alla sera tra rullo, stretching e massaggio con crema all’arnica non so più cosa fare….

In realtà lo so cosa fare: riposare!

Cosa è successo durante l’allenamento di domenica?

In realtà nulla. Percorso già fatto altre volte, anche più lungo.

Cosa ho sbagliato in questo allenamento?

Il problema è che ho dimenticato la regola basilare: il principio di progressività del carico.

Anche se il percorso l’avevo fatto più volte, era almeno un mese che non facevo un allenamento lungo o comunque con dei saliscendi.

In più avevo fatto 45 km di bici il giorno prima, con delle salite “interessanti”.

Quindi le mie gambe, da un lato erano già stanche, dall’altro non erano più abituate a un carico per me doppio: 14 km + saliscendi.

Ho sbagliato a voler fare il lungo “perché è domenica e ho più tempo”. Ma, ancora di più, ho sbagliato a voler fare un percorso saliscendi per me impegnativo con l’aggravante della lunghezza.

E alla fine cosa ho ottenuto?

Un allenamento sbagliato come quello di domenica non mi ha dato nulla se non in termini di stress fisico; ah si, ho consumato calorie, potrebbe essere l’unica cosa utile da portare a casa, ma a che prezzo? Innanzitutto, se analizzo i dati sul carico di allenamento, vedo che sono in zona rossa e quindi a rischio overtraining. In più, con i muscoli così contratti, l’allenamento successivo di HIIT è stato quasi inutile. Anzi col rischio di aggravare la situazione.

In conclusione

A volte bisogna sapersi frenare. Non mi sono infortunata, anche se il rischio c’era, ma non ho ottenuto benefici in termini di allenamento quindi: ho perso tempo, ho rovinato l’allenamento successivo e rischiato l’overtraining prima del duathlon di Manerba!

Beh almeno una cosa l’ho portata a casa, una lezione importante: “tanto” non è sinonimo di “bene”!

Prima di lasciarci...

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Dott. Enrico Roncada

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