E finalmente ci sono arrivata anch’io. … al mio primo triathlon su distanza olimpica! Sono passati tre anni e mezzo da quando ho iniziato a “giocare a fare triathlon”. L’emozione del traguardo nelle prime gare Sprint e la voglia di fare di più. Ma anche la consapevolezza che il di più prevedeva il raddoppio delle distanze e un allenamento molto più intenso. Non mi sentivo pronta, non mi ero mai allenata abbastanza. I 1500 m di nuoto poi, per me che ho imparato lo stile libero quando ho iniziato il triathlon, erano fonte di ansia già in piscina, figuriamoci in acque libere nelle quali avevo il terrore di nuotare fino a un anno fa!
Quaranta km di bicicletta e dieci di corsa non sembrano un gran che, ma…. messi insieme cambiano completamente le carte… E vanno allenati.
Tre mesi fa Enrico aveva deciso che ero matura per farlo. Per togliermi più ansia possibile aveva scelto una gara dove l’elemento a me più ostile, l’acqua, fosse tranquilla e senza onde: il triathlon olimpico Le Bandie a Lovadina di Spresiano (TV).
La location è veramente bella. La giornata limpida e soleggiata ti invita a partire…
E quindi si parte!
Indosso la muta e scendo a sentire l’acqua per adattarmi. Subito problemi : gli occhialini non tengono e il tappanaso (la mia mucosa nasale non sopporta il contatto con l’acqua) scivola via. Colpa della crema solare. La lavo via e riprovo: ora è tutto a posto.
Noi donne, in prima batteria, ci posizioniamo. Ci fanno aspettare. L’ansia sale, me la sento sui muscoli della faccia.
Finalmente suona la tromba. Via!
I 1500 m di nuoto da fare nel laghetto dalle acque calme e turchesi se ne vanno lentamente e senza ansia. Fatico a tenere la rotta e devo venire fuori con la testa a guardare le boe diverse volte. Sono costretta a fermarmi tre volte a causa delle frotte di uomini partiti dieci minuti dopo la batteria donne che mi investono alla seconda e alla terza boa (uno mi da anche una gomitata sotto al mento che mi stordisce ).
Finalmente la terraferma. La sponda per uscire è rapidissima ma i ragazzi dell’organizzazione mi aiutano.
Arrivo in zona cambio, tolgo la muta con qualche difficoltà ma intanto prendo fiato.
Casco, occhiali, numero, calze e scarpe.
E via per i 40 km di bici da fare su tre giri. Al primo giro, per mancanza di indicazioni adeguate, sbaglio anche strada, perdo 4 minuti (e il secondo posto di categoria!) ma fortunatamente riesco a ritornare sul percorso.
La bici sembra non finire mai e 18 cavalcavia tagliano le gambe soprattutto a me che, da inizio anno, ho fatto 300 km di bici comprese le gare. .. Ma finisce.
Arrivo in zona cambio camminando, sbaglio anche il lato della rastrelliera e passo sotto. Ho un attimo di titubanza, non ricordo dove si esce per la corsa. La fatica mi disorienta. …
E inizia la corsa. …
Durissima. Con il caldo e una salita spezza gambe da fare tre volte (l’ultima all’arrivo). Il percorso si snoda nel boschetto attorno al lago. Molto bello, in gran parte ombreggiato ma sterrato e in leggera salita. I muscoli delle gambe sono molto provati, penso che devo conservarli fino alla fine.
Imposto un passo e cerco di tenerlo, ma in salita cammino.
Finalmente arrivo. … c’è la salita davanti a me, me ne frego se è l’arrivo e cammino vergognosamente 🙂
E finalmente taglio il traguardo dopo 3 ore 21 minuti 30 secondi!
Il mio obiettivo era finire la gara (non lo davo per scontato ) e avevo messo in conto circa tre ore e mezza….
Non solo l’ho finita ma ho impiegato meno di quanto previsto e sono arrivata sul podio di categoria al terzo posto! !!
Cosa avrei potuto desiderare di più? !